La Casa della Civiltà Contadina si articola in un complesso di 14 ambienti ricavati negli stessi locali della canonica dove fino a pochi decenni fa si preparavano vino ed olio per i contadini come testimonia il classico frantoio con la sua maestosa macina che troviamo ancora al suo posto.
Passando davanti al focolare si entra nella cucina, dove sono esposte le suppellettili più in uso nelle case di una volta, dalla tavola apparecchiata con la tovaglia di canapa tessuta al telaio, alla madia, dal forno all'acquaio in pietra ed alla credenza.
Continuando il viaggio in questo mondo contadino si entra nel salone del grano, dove è stato ricostruito tutto il processo della semina, fino alla macinatura del frumento.
Attraverso un arco ci si immette nella bottega del falegname e carradore con gli attrezzi da lui stesso costruiti che servivano sia per le riparazioni che per costruire carri, carrette, sedie, botti, doghe, barili. Ci sono il tornio a pedale, la fucina col mantice per forgiare il ferro, la mola a pedale e tanti altri attrezzi.
Nella cantina, di costruzione antichissima, è in mostra tutto ciò che serviva per il buon vino, dalla vendemmia all'imbottigliamento, ed infine la camera dove ci si riposava dopo le dure fatiche del lavoro dei campi.
Molti degli altri ambienti ospitano memorie della vita contadina e possono essere visitati anche virtualmente grazie alle illustrazioni presenti nel sito.
Sala 11: Le tradizioni religiose
La stanza raccoglie "immaginette" sacre diffuse nelle dimore rurali a testimonianza di come nel mondo contadino il volgere delle stagioni fosse scandito dal calendario religioso con le ricorrenze dei santi, più che dal calendario civile.
Per meglio sottolineare le impellenze dell'agricoltura il nome del Santo e l'attività agricola erano spesso uniti insieme in un proverbio. Ecco alcuni esempi di questi antichi detti popolari.
• Se nevica il giorno di S. Antonio ancora venti giorni di freddo (17 gennaio)
• A San Sebastiano il sole tocca dalla costa al piano (20 gennaio)
• Per San Vincenzino se è bello il giorno sarà buono il vino (22 gennaio)
• Sole per Santa Martina porta molto grano e piena la cantina (30 gennaio)
• Per la Candelora che sia nuvolo o che piova dell'inverno siamo fora, ma se è sole o solicello siamo sempre a mezzo inverno (2 febbraio)
• A San Valentino si spilla il buon vino (14 febbraio)
• A San Faustino metà pane, metà vino (15 febbraio)
• Se piove a S. Albino niente grano e niente vino (1 marzo)
• Per San Benedetto la rondine è sotto il tetto (21marzo)
• Per la Santissima Annunziata la viola è trapassata (25 marzo)
• Se per S. Marco gocciola lo spino, sarà abbondanza di grano e di vino (25 aprile)
• Se piove il giorno di S. Filippo il povero diventa ricco (3 maggio)
• La pioggia di S. Bernardino ruba pane, olio e vino (20 maggio)
• Se piove per S. Barnabà l'uva bianca se ne va, se piove mattina e sera va via quella bianca e quella nera (11 giugno)
• S. Antonio fresco e bello riempie la tina ed il mastello (13 giugno)
• San Pietro e Paolo piovosi sono dannosi (29 giugno)
• L'acqua di S. Anna per ogni coltura è una manna (26 luglio)
• San Bartolomeo con il sole cocente fa il buon vino e la vite resistente (24 agosto)
• Se piove a S. Croce un verme per ogni noce (14 settembre)
• A S. Francesco parte il caldo e torna il fresco (4 ottobre)
• L'estate di San Martino dura due (3) giorni e un pezzettino (11 novembre)
• Con San Clemente l'inverno ha il primo dente (23 novembre)
• Per S. Lucia fuoco in compagnia (13 dicembre)
• Se l'inverno sarà lungo o leggero lo dirà S. Ruggero (20 dicembre)
• Vento e sole a S. Silvestro brutta l'uva nel canestro (31 dicembre)
Nella cultura contadina la religione e le sue tradizioni scandiscono tutte le situazioni della vita: il contadino invoca Dio per proteggersi dalle malattie e dai soprusi, chiede la benedizione delle campagne e dei raccolti come protezione dalle carestie e dalle avversità atmosferiche, per ottenere raccolti abbondanti. Proprio per questo il Pievano era tenuto di buon conto dai contadini, che lo seguivano e lo rispettavano. Per la festa di Sant’Antonio abate, patrono degli animali, egli benediva sul sagrato della chiesa gli animali portati dai contadini. Il giorno della Candelora, le massaie che si recavano alla Pieve ricevevano dal Pievano una candela benedetta, che poi ponevano in camera a capo del letto a simbolo e ricordo della festa. Mentre nei giorni dell’Ascensione ai proprietari si chiedeva di ornare i tabernacoli posti sulla via della processione con fiori, candele e petali di rose.
Le stagioni erano dunque scandite dagli eventi religiosi, che vedevano la partecipazione di tutta la comunità agricola. Nei mesi invernali, appuntamenti immancabili erano la festa dell’Immacolata, la festa di San Giuseppe e la Domenica dell’Ulivo, quando tutti adornavano le proprie case con i rami di ulivo benedetti durante la funzione. In maggio ed in ottobre ogni sera la gente dai campi andava alla Pieve per la funzione e per recitare il rosario assieme al Pievano, mentre le processioni del Corpus Domini erano autentiche feste del popolo.