La tinozza

In questa fotografia si vede mio fratello Michele che fa il bagnetto dentro la tinozza dei panni appoggiata sul ripiano dell'acquaio in casa di mia nonna nei primi anni '60. La tinozza di ferro nella quale siamo poi stati lavati successivamente anche l'altro mio fratello Marco ed io! Mi ricordo bene di questi lavaggi rustici ma efficaci a base di sapone di marsiglia che ci faceva la nonna oppure la sua donna di servizio, la nostra amatissima Rita, che ci faceva anche da tata.
L'acqua calda non esisteva, esisteva l'acqua scaldata dalla cucina economica, perennemente accesa o quasi, che veniva trasferita nella tinozza con un mestolo di alluminio... non c'è che dire, sembra una di quelle pubblicità nelle quali i bambini sono oggetto, forse anche troppo, di una serie di attenzioni di tutti i tipi.
La casa in quegli anni non aveva l'acqua potabile e nella fotografia infatti si vede sul rubinetto una specie di filtro che però serviva solo per rendere l'acqua idonea a lavare i piatti: l'acqua potabile in casa sarebbe arrivata a metà anni '70 e fino ad allora si andava a prenderla in giardino con la famosa "mezzina di rame".
L'acquaio era un unico piano di marmo, si intravede sotto il rubinetto, un po' scheggiato dall'uso ma robustissimo e dove i piatti e le stoviglie venivano lavate rigorosamente a mano: robuste lastre di marmo proteggevano anche la parete dagli schizzi e dall'umido.
Da notare l'interruttore della corrente, e che interruttore! con il cavo che passava sopra il marmo e poi si infilava sotto il mobile per andare chissà dove... tutto a norma e sicuro!
Questa fotografia fa sorridere ma è la fotografia di un mondo di un'altra era geologica.
Sono nato nel 1965 e ho vissuto la vita contadina solamente nei lunghi mesi estivi quando venivo trasferito nella vecchia casa di campagna con tanto di stalla, aia, pozzo nero, fienile, cantina e con il lavoro del mezzadro, si chiamava Maggiorino, e della sua famiglia. Spesso ci andavamo anche d'inverno ed io, ragazzo degli anni ’70, ci ho dormito con il "prete" e con i "coltroni" pesantissimi.
Vita contadina da privilegiato quindi, ma che ricordo con grande tenerezza e che mi ha insegnato tante cose che mi porto ancora dietro.
Ad esempio non mi lamento mai per il freddo e cerco da sempre di limitare l'uso e di evitare lo spreco dell'acqua: oggi vederla uscire dal rubinetto appare scontato ma per me non è così e sono convinto che questo sia dovuto a tutte le volte che nonna mi diceva "vai in giardino a prendere l'acqua!" e dovevo scendere due piani di scale con due mezzine e poi risalirle con le mezzine piene!

Lorenzo Venturi

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